Il divisivo musical di Jacques Audiard, Emilia Pérez, anche se ha raggiunto il numero record di 13 nominations per un film non in lingua inglese, è stato però accompagnato da numerose controversie, rendendolo il più boicottato delle recenti Stagioni dei premi. A ciò si è aggiunta la recente “contro-mossa” di Netflix che nel timore di perdere lo slancio conquistato dal film ai Golden Globe, laddove ha vinto in 4 categorie tra cui Miglior film (comedy/musical), ha rimosso Karla Sofía Gascón dalla sua Campagna per gli Oscar, cercando di spegnere “l’incendio” provocato da vecchi tweet razzisti dell’attrice, riesumati con un tempismo sospetto allo scopo di danneggiare la sua gara.
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Emilia Pérez: un musical controverso, tra accuse di stereotipi e polemiche
Dopo le prime proiezioni ufficiali Emilia Pérez è stato inondato da pesanti critiche nonché accusato di perpetuare stereotipi sulla cultura messicana, in particolare riguardo al tema del narcotraffico e sulla comunità transgender per aver affrontato tematiche sociali con leggerezza e banalità: dal direttore della fotografia Rodrigo Prieto che lo ha definito “inautentico e inquietante” alla giornalista Gaby Meza che ha puntato il dito contro il film e dunque accusandolo di sfruttare le tragedie legate al traffico di droga in Messico per creare un prodotto d’intrattenimento. Le critiche si sono concentrate anche sulla percezione di una rappresentazione non autentica e potenzialmente dannosa per la comunità trans, nonché sulle controversie legate al cast.
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L’attore messicano Eugenio Derbez ha espresso perplessità riguardo alla scelta di un regista non anglofono o ispanofono per dirigere un film ambientato in Messico. Derbez ha criticato l’uso di uno spagnolo approssimativo da parte di attori americani, ritenendolo una fonte di distrazione e una mancanza di realismo. Queste critiche hanno messo in discussione la capacità del film di rappresentare in modo veritiero la cultura messicana, sollevando dubbi sull’approccio del regista e sulla sua comprensione del contesto culturale.
Il caso Gascon: l’ipocrita gestione di Netflix
Le chance di Emilia Pérez di imporsi anche nella categoria Miglior film e quindi non solo in quelle dove parte favorito tra cui Miglior film internazionale, Miglior attrice non protagonista e Miglior canzone, si sono spente dopo il clamore suscitato da alcuni vecchi tweet razzisti della sua protagonista che malgrado le sue scuse ufficiali, è diventata il bersaglio (facile) del film, complice anche l’ipocrita gestione da parte di Netflix. Cancellare la Gascón dalla Campagna per gli Oscar, scoraggiando la sua partecipazione alle premiazioni, ha dimostrato una certa incoerenza nella gestione del caso.
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Il motivo è da rintracciare nel trattamento riservato alla Gascón: prima “spinta” nella gara per la Miglior attrice protagonista per “sfruttare” il primato di attrice transgender nominata agli Oscar (quando sappiamo tutti benissimo che la protagonista del film è Zoe Saldana) e poi “scaricata” per paura di perdere nelle categorie in cui parte favorito. Quello che non torna è che anche Fernanda Torres (I’m Still Here) è caduta “vittima” del suo passato a causa di un vecchio sketch riesumato in cui scimmiottava una persona di colore in uno show brasiliano, ma nel suo caso sono bastate delle semplici scuse….
Oscar sotto assedio: 3 film che hanno vinto malgrado le polemiche online
Un tempo le campagne diffamatorie venivano sussurrate tra caviale e cocktail. Ne sa qualcosa Weinstein che è stato un “grande” burattinaio dei colpi bassi. Oggi invece internet e i social media hanno aumentato la velocità e l’intensità con cui gli scandali possono emergere e diffondersi. Questa tendenza ha creato un ambiente in cui le Campagne per gli Oscar sono sempre più vulnerabili a controversie mirate a far deragliare le chance di un candidato. È anche vero che ci sono stati alcuni casi in cui i membri (quelli piu anziani) dell’Academy hanno ignorato le polemiche online, premiando film che erano stati pesantemente boicottati.
Il primo caso è Green Book (2019) che vinse 3 Oscar tra cui Miglior film, malgrado un insulto razziale da parte del co-protagonista Viggo Mortensen, le smentite della famiglia di Don Shirley sulla natura dell’amicizia rappresentata nel film, e un tweet anti-musulmano del co-sceneggiatore Nick Vallelonga. Il secondo caso è Il discorso del re che si aggiudico 4 Oscar tra cui Miglior film, nonostante un’e-mail anonima, diffusa tra i membri dell’Academy, che sollevò dubbi sulla figura di Giorgio VI, basandosi su un articolo del London Observer del 2002. L’e-mail affermava che il re avrebbe cercato di ostacolare l’ingresso in Palestina di ebrei in fuga dalla Germania negli anni ’30, quando la Palestina era sotto il controllo britannico. Il terzo caso è A Beautiful Mind (2001) che fu accusato di aver omesso dettagli controversi della vita di Nash, tra cui relazioni omosessuali, un figlio illegittimo e presunti commenti antisemiti. Queste accuse, diffuse principalmente attraverso siti di gossip e il Drudge Report, generarono un’ondata di indignazione online. John Nash stesso, all’età di 73 anni, dovette intervenire in un’intervista a “60 Minutes” per rispondere alle accuse. Nonostante le polemiche, l’Academy premiò il film con 4 Oscar tra cui Miglior film. La reazione dell’Academy fu vista da alcuni come un rifiuto delle tattiche di diffamazione online, considerate eccessive e sgradevoli.
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PREVISIONI NOMINATIONS OSCAR (9): film, regia, attrice protagonista, attrice non protagonista, sceneggiatura non originale, canzone originale, colonna sonora, sonoro, internazionale
NOMINATIONS OSCAR (13): film, regia, attrice protagonista, attrice non protagonista, sceneggiatura non originale, fotografia, montaggio, colonna sonora, canzone originale (2), trucco e acconciatura, sonoro, internazionale
METASCORE IMDB: 70/100
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1. La Gay & Lesbian Alliance Against Defamation (GLAAD) ha definito il film un “ritratto profondamente retrogrado di una donna trans” che “ricicla gli stereotipi, i luoghi comuni e i cliché trans di un passato non troppo lontano”.
2. La regista trans messicana Camila Aurora González ha realizzato il cortometraggio Johanne Sacreblue in risposta a Emilia Pérez. Girato interamente in Messico senza alcun francese nel cast o nella troupe, il film è un musical ambientato in Francia che mostra diversi stereotipi sulla Francia e sui francesi. Ha ricevuto oltre un milione di visualizzazioni in due giorni, più del botteghino di Emilia Pérez in Messico nella sua prima settimana nelle sale.
3. In un’intervista al canale YouTube della CST francese, Cyril Holtz, sound designer del film, ha rivelato l’uso di tecnologie avanzate per modificare la voce di Karla Sofía Gascón durante le scene di canto. Per le scene in cui il personaggio canta prima della transizione, è stato utilizzato un software per rendere la voce di Gascón più profonda, poiché l’attrice non riusciva a raggiungere il tono maschile desiderato.
4. Dopo la sua uscita nelle sale messicane, Emilia Pérez ha generato un’ondata di malcontento tale da richiedere l’intervento di un’istituzione governativa. Questa è stata costretta ad avviare trattative con la principale catena cinematografica del paese per gestire le numerose richieste di rimborso da parte degli spettatori insoddisfatti. Il film ha registrato un’affluenza di pubblico estremamente bassa, proiettato in sale quasi vuote, e si è rivelato un vero e proprio fallimento al botteghino in Messico.
5. Candidato a 13 premi Oscar, il numero più alto tra tutti i film in lingua non inglese, superando La tigre e il dragone (2000) e Roma (2018) con 10 ciascuno.
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Per Karla Sofía Gascón è in arrivo un nuovo e interessante progetto dal titolo Las Malas (in pre-produzione) di Armando Bo che ha adattato per il grande schermo l’omonimo romanzo di successo che in Italia è conosciuto con il titolo Le cattive di Camila Sosa Villada.
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TRAMA: la vita di Camila, una giovane transessuale che si unisce ad un gruppo di donne emarginate con cui adotta inaspettatamente un neonato abbandonato.
Selena Gomez invece sarà la protagonista di Spiral (in pre-produzione) di
Petra Collins, incentrato su un’ex influencer la cui dipendenza dai social media fa crollare il suo corpo.
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