Nominations 97th Academy Awards: The Brutalist

Dall’uso di software AI per perfezionare la pronuncia della lingua ungherese che ha diviso la comunità hollywoodiana alle critiche sulla durata del film, tra opera d’arte e narrazione prolissa. Ecco un focus su questa monumentale epopea storica candidata a 10 premi Oscar

Il ritratto provocatorio sull’american dream di Brady Corbet, The Brutalist, è diventato un forte competitor per gli Oscar dopo la vittoria ai Golden Globe. Successivamente però ha perso gare importanti come quella ai PGA Awards e Critics Choice Awards (vinte da Anora) e come quella ai BAFTA (vinta da Conclave), ridimensionando la sua corsa nella categoria Best Picture. D’altronde la sua sorprendente assenza dalla cinquina del Miglior cast ai SAG Awards non lasciava presagire nulla di buono. Sono in molti a credere che a penalizzare il film nella corsa all’Oscar sia stata la controversia sull’uso dell’intelligenza artificiale che ha significativamente ridimensionato le sue chance. In compenso sono arrivate tutte e le 10 nominations attese, sono frutto di una ricca Awards Season inaugurata con la vittoria ai New York Film Critics Circle Awards.

The Brutalist sotto accusa: l’uso dell’AI ha diviso la comunità hollywoodiana

Questa controversia ha acceso un dibattito sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel mondo del cinema. Tutto è iniziato quando il montatore del film, Dávid Jancsó, ha rivelato in un’intervista che durante la post-produzione sono stati utilizzati software di intelligenza artificiale per modificare alcuni dialoghi. In particolare, l’obiettivo era quello di perfezionare la pronuncia della lingua ungherese da parte degli attori.

Questa rivelazione ha immediatamente scatenato una serie di reazioni contrastanti. Da un lato, c’è chi ha espresso preoccupazione per il potenziale impatto dell’AI sull’integrità artistica del cinema, temendo che in futuro si possa arrivare a un’alterazione delle performance degli attori o addirittura alla creazione di dialoghi completamente sintetici. Dall’altro, c’è chi ha difeso l’utilizzo dell’IA come strumento per migliorare la qualità del prodotto finale, soprattutto in situazioni in cui è necessario garantire l’accuratezza linguistica.

Per cercare di calmare le acque, il regista del film, Brady Corbet, ha rilasciato un comunicato stampa in cui ha fornito ulteriori chiarimenti. Ha spiegato che l’IA è stata utilizzata in modo molto mirato, solo per perfezionare la pronuncia di alcune vocali e lettere nei dialoghi in ungherese. Ha inoltre sottolineato che il processo è stato eseguito manualmente dal team audio del film, in collaborazione con una società specializzata in tecnologia vocale, e che le performance degli attori non sono state minimamente alterate.

È importante sottolineare che il regista ha anche voluto chiarire un altro aspetto, ovvero che non è stata usata l’intelligenza artificiale per creare i rendering architettonici nella sequenza finale. Corbet ha precisato che tutti gli edifici sono stati disegnati a mano dagli artisti, in modo che simulassero rendering digitali degli anni ’80.

Oscar 2026: l’Academy pensa a rendere obbligatoria la dichiarazione dell’uso dell’AI nei film

In ogni caso l’ondata di polemiche ha indotto l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences a riflettere seriamente sulla necessità di regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale nelle produzioni cinematografiche. L’obiettivo principale dell’Academy è quello di preservare l’integrità artistica del cinema, tutelando al contempo i diritti di attori e altri professionisti del settore. Di conseguenza, si sta valutando la possibilità di introdurre delle linee guida che stabiliscano dei limiti all’utilizzo dell’IA, soprattutto per quanto riguarda le performance degli attori.

Una delle ipotesi sul tavolo è quella di rendere obbligatoria la dichiarazione dell’uso di IA nei film candidati agli Oscar. Ciò consentirebbe di garantire una maggiore trasparenza e di fornire agli spettatori informazioni chiare su come è stata realizzata l’opera cinematografica. Questa eventuale modifica al regolamento potrebbe entrare in vigore a partire dal 2026.

The Brutalist: la durata divide, tra opera d’arte e narrazione prolissa

The Brutalist ha dovuto affrontare ulteriori critiche, in particolare riguardo alla sua durata di circa 215 minuti, pari a 3 ore e 35 minuti. In tal senso sono emerse testimonianze di membri votanti anonimi che hanno ammesso di non aver terminato la visione del film a causa della sua lunghezza, considerandola eccessiva e non sempre giustificata dal contenuto narrativo.

Le critiche si sono focalizzate sulla percezione di un ritmo narrativo lento e sulla presenza di alcune scene ritenute prolisse o non essenziali ai fini della trama. Molti hanno percepito un’alternanza disomogenea di ritmi, con momenti di grande intensità emotiva intervallati a sequenze più lente e riflessive, creando un’esperienza di visione altalenante.

Tuttavia, è importante contestualizzare queste critiche nel quadro di un’opera cinematografica d’autore. Alcuni hanno apprezzato la durata del film, ritenendola necessaria per approfondire i temi e i personaggi, mentre altri l’hanno considerata eccessiva e non giustificata. Questa polarizzazione di opinioni ha contribuito ad alimentare il dibattito intorno al film, aggiungendo un ulteriore elemento di complessità alla sua ricezione critica.

PREVISIONI NOMINATIONS OSCAR (10): film, regia, attore protagonista, attore non protagonista, attrice non protagonista, sceneggiatura originale, fotografia, montaggio, colonna sonora, scenografia

NOMINATIONS OSCAR (10): film, regia, attore protagonista, attore non protagonista, attrice non protagonista, sceneggiatura originale, fotografia, montaggio, colonna sonora, scenografia

METASCORE IMDB: 90/100

1. Il film è stato girato quasi interamente in VistaVision, un formato widescreen che fa scorrere la pellicola da 35 mm orizzontalmente attraverso la telecamera per creare otto fotogrammi di pellicola perforata, il doppio delle dimensioni e della risoluzione di quattro perforazioni standard da 35 mm. Il film è stato poi distribuito nei cinema con pellicole da 70 mm. Questo è il primo film americano in 61 anni ad essere girato interamente in questo formato, l’ultimo è stato 
My Six Loves (1963). Brady Corbet ha spiegato: “Sembrava semplicemente che il modo migliore per accedere a quel periodo (anni ’50) fosse girare su qualcosa che era stato progettato in quello stesso decennio”. 

2. Con una durata di 3 ore e 35 minuti, questo è il quinto film più lungo candidato all’Oscar come miglior film, dopo: I dieci comandamenti (1956) (3 ore e 40 minuti), Cleopatra (1963) (4 ore e 8 minuti), Via col vento (1939) (3 ore e 46 minuti), Lawrence d’Arabia (1962) (3 ore e 42 minuti).

3. Secondo lo sceneggiatore, il film è liberamente ispirato al viaggio dell’architetto Howard Roark nel romanzo del 1943 “La fonte meravigliosa” di Ayn Rand.

4. Il film è stato annunciato per la prima volta nel 2020 con un cast molto diverso. Dopo diversi ritardi dovuti alla pandemia di COVID-19, metà dei ruoli sono stati riassegnati nel 2023. I cambiamenti sono stati i seguenti: Emma Laird ha sostituito Vanessa Kirby, Adrien Brody ha sostituito Joel Edgerton, Felicity Jones ha sostituito Marion Cotillard, Guy Pearce ha sostituito Sir Mark Rylance, Joe Alwyn ha sostituito Sebastian Stan.

5. La collaborazione tra Stacy Martin e Brady Corbet in The Brutalist segna la loro terza esperienza insieme, dopo The Childhood of a Leader e Vox Lux. Entrambi gli artisti condividono anche un’esperienza lavorativa con Lars von Trier: Corbet ha recitato in Melancholia, mentre Martin ha partecipato ai due volumi di Nymphomaniac.

Per Adrien Brody ci sono due progetti all’orizzonte: il primo è un thriller poliziesco dal titolo The Bookie & the Bruiser (in pre-produzione) con Vince Vaughn. Al centro della vicenda un uomo ebreo riflessivo, e un robusto italo-americano del Lower East Side. Entrambi hanno servito all’estero durante la Seconda Guerra Mondiale e sono tornati cambiati, incapaci di adattarsi alle vite che si erano lasciati alle spalle. Il secondo, in post-produzione, è l’epico Emperor di Lee Tamahori in cui interpreta l’imperatore Carlo V.

Anche per Felicity Jones ci sono 2 progetti, entrambi in post-produzione: il primo è la commedia con Chloë Grace Moretz, Michelle Pfeiffer,
Jason Schwartzman, Eva Longoria
dal titolo Oh. What. Fun.

Il secondo è 100 Nights of Hero, un fantasy storico basato sulla graphic novel di Isabel Greenberg con Emma Corrin, Maika Monroe, Nicholas Galitzine e Charli XCX.

TRAMA: ambientato in un mondo alternativo governato dal dispotico Birdman e ruota attorno a una scommessa tra due amici: Manfred scommette con Jerome di riuscire a sedurre sua moglie, Cherry, in 100 notti. Se vincerà, Manfred otterrà il castello di Jerome e tutte le sue ricchezze, mentre Cherry subirà un danno collaterale: verrà giustiziata. Quando Jerome se ne va, Cherry si ritrova intrappolata in un castello remoto, combattuta tra il carisma ammaliante dell’amico del marito e la fiducia nella sua cameriera Hero, i cui sospetti su Manfred aumentano di giorno in giorno. Quando il tempo inizia a scarseggiare, le emozioni si intensificano, dando vita a un triangolo amoroso che mette in gioco la vita e la morte.

Per Guy Pearce ci sono invece ben 8 progetti. Tra questi spicca non solo il sequel del cult Priscilla – La regina del deserto, ma anche il prossimo film di Ridley Scott, The Dog Stars, con Margaret Qualley e Josh Brolin.

TRAMA: In un mondo post-apocalittico, un virus annienta l’umanità. I ​​sopravvissuti affrontano spazzini vaganti chiamati Reapers. Il protagonista Hig, un pilota, è sopravvissuto all’influenza ma ha perso la moglie.

97th Academy Awards: le nominations

Nominations Table 2024/2025

Awards Table 2024/2025

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