Spotlight Preview: THE ACTOR – il debutto in solitaria di Duke Johnson tra sogno e realtà

Dopo Anomalisa, Duke Johnson debutta in solitaria con The Actor, un mindfuck che alterna luce e oscurità, evocando Dogville e Kaufman

Duke Johnson, noto per la sua collaborazione con Charlie Kaufman in Anomalisa, firma il suo debutto alla regia con The Actor, un’opera suggestiva ed evocativa. Sin dai titoli di testa, il film avvolge lo spettatore in un’atmosfera rétro anni ’50, evocata attraverso una New York in bianco e nero e una radiosa colonna sonora. Tuttavia, la nostalgia lascia presto spazio a un incubo noir: Paul Cole (uno straordinario André Holland) viene brutalmente colpito con una sedia in una squallida stanza di motel. Quando si risveglia, non ha più memoria di chi sia.

Da quel momento, The Actor diventa un viaggio enigmatico in una dimensione sospesa tra il reale e il surreale. Paul viene informato di essere un attore di una compagnia itinerante, ma i volti che incontra si ripetono inspiegabilmente, assumendo ruoli diversi in ogni città. Johnson orchestra un gioco mentale che richiama la sua esperienza con Kaufman, evocando suggestioni da Synecdoche, New York e I’ m Thinking of Ending Things, senza però risultare derivativo.

Un viaggio onirico e disturbante: la magia visiva di The Actor

Visivamente, il film è un trionfo di atmosfere evocative. Johnson utilizza set in miniatura, transizioni oniriche e un sapiente uso delle luci e delle ombre a opera del direttore della fotografia Joe Passarelli. La messa in scena richiama Dogville, con scenari che emergono dal buio come frammenti di un sogno distorto. La colonna sonora, firmata da Richard Reed Parry e Owen Pallett, avvolge la narrazione con una delicatezza ipnotica.

Nonostante un calo di slancio nel finale, The Actor si afferma come un’esperienza visiva e concettuale audace. Johnson costruisce un’opera che sfida la percezione, giocando con la memoria e l’identità senza cercare risposte definitive. Sebbene non raggiunga la profondità esistenziale di Kaufman, trova una sua voce unica, puntando più sull’atmosfera che sulla complessità narrativa.

In definitiva, The Actor è un’affascinante incursione nel cinema mindfuck, confermando Duke Johnson come un regista da tenere d’occhio e André Holland come un interprete di rara intensità. Nonostante ciò, il film perde un po’ di forza verso la fine, lasciando alcune domande irrisolte. Inoltre, la struttura narrativa complessa potrebbe risultare difficile da seguire per chi cerca una storia più lineare o risposte chiare.

Mindfuck: Il cinema che sfida la realtà

Il termine mindfuck descrive opere artistiche che confondono e disorientano lo spettatore, sfidando le percezioni e mettendo in discussione la realtà. Questi lavori presentano trame non lineari, concetti surreali e giochi mentali complessi, creando un’esperienza in cui è difficile distinguere tra realtà e finzione. Film come Inception, Memento e Donnie Darko sono esempi di questa categoria.

FILM CORRELATI

Se vi piacerà The Actor, allora probabilmente apprezzerete anche Inception di Christopher Nolan, che esplora il confine tra sogno e realtà, e Synecdoche, New York di Charlie Kaufman, e I’m Thinking of Ending Things, opere che sfidano la percezione attraverso una trama surreale.

Altri film simili sono Donnie Darko di Richard Kelly, che offre un’esperienza inquietante e psicologica, e Memento di Nolan, che gioca con la memoria e la cronologia in modo non lineare. Se vi affascinano storie che esplorano la memoria e la perdita, A Ghost Story di David Lowery è un’opzione interessante, mentre Anomalisa, sempre di Duke Johnson e Kaufman, gioca con il concetto di identità e distacco emotivo in modo surreale. Tutti questi film condividono un approccio che sfida le convenzioni della narrazione e della percezione della realtà.

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